La chiesa parrocchiale
Il luogo su cui sorge l’attuale chiesa parrocchiale di Gonzaga, corrispondente ad un lieve rialzo del terreno anticamente attraversato da numerosi corsi d’acqua per i quali gli storici hanno attribuito una vocazione fluviale al paese, era probabilmente già abitato in epoca romana e ne sono parziale testimonianza anche i frammenti di laterizio reimpiegati nella costruzione della chiesa. La prima citazione certa di un edificio di culto risale al 22 aprile 967, quando il monastero benedettino di Leno, nel Bresciano, cedette ad Adalberto Atto di Canossa la corte di Gonzaga cum capella una qui est constructa in honore Sancti Benedicti: una piccola chiesetta verosimilmente nello stesso luogo dell’attuale chiesa dedicata a san Benedetto in quanto chiaramente distinta in documenti successivi da altro edificio di culto esistente nel castello e cioè la capella S. Marie intra castrum. Nessuna delle due chiese, allora in diocesi di Reggio Emilia, assurse mai allo status di pieve come invece già era per San Lorenzo di Pegognaga o sarà successivamente per Bondeno, anche perchè la storia di Gonzaga prese una strada diversa: in un anno imprecisato ma collocabile verso la fine del sec. XI la contessa Matilde di Canossa sottopose la chiesa di Gonzaga, posseduta da lei e dai suoi progenitori, direttamente alla Santa Sede, cacciando gli indegni sacerdoti che in essa esercitavano e sostituendoli con i monaci benedettini del monastero di Polirone, il cui abate avrebbe dovuto provvedere anche alla nomina del priore. Probabilmente nello stesso periodo la capella di san Benedetto, già rinominata ecclesia nei documenti successivi, fu ricostruita nelle ampie e significative forme romaniche, anche se moltistorici tendono a spostare l’avvenimento avanti di qualche decennio.
La facciata Fu così quindi che, probabilmente per effetto del vento di riforma che spirava nella chiesa dall’epoca di Gregorio VII e che aveva trovato adeguato sostegno in Matilde di Canossa e in S.Anselmo, la chiesa di Gonzaga divenne monastero benedettino, pur se priorato dipendente dal vicino monastero polironiano e la dipendenza fu estesa anche alla cappella di S. Maria posta nel castello. Il parroco di Gonzaga conserva tuttora il titolo di priore, retaggio del periodo monastico: la presenza dei monaci è documentata fino alla fine del sec. XIII, ma è quasi certa anche fino al ‘400. Successivamente il monastero fu affidato ad abati commendatari tra i quali risultano nel 1497 l’arcivescovo di Arles, Nicola Cibo e, successivamente il cardinale Sigismondo Gonzaga, alla cui morte il marchese Federico II Gonzaga ottiene da papa Clemente VII la nomina del canonico mantovano Francesco Recordati. Al Recordati va il merito della parziale ricostruzione della chiesa di Gonzaga, completata nel 1534, come risulta anche dall’iscrizione che fece apporre sul portale. Dalla fine del sec. XVI la chiesa di Gonzaga, ormai parrocchiale, continuò a dipendere dalla diocesi di Reggio Emilia, fino al 1816 (ma di fatto 1820) quando su istanza dell’imperatore d’Austria il papa Pio VII aggregò la chiesa di Gonzaga, unitamente alle vicine parrocchie di Pegognaga, Bondeno, Bondanello, Moglia, Palidano e Rolo, alla diocesi di Mantova. Nel frattempo la chiesetta di S. Maria posta nel castello era stata demolita ma la storia religiosa di Gonzaga si arricchiva di un’altro episodio: verso la fine del sec. XV, in un giorno imprecisato, il marchese Francesco II Gonzaga cavalcava un focoso destriero sulla strada che dalla chiesa di Gonzaga conduce verso Reggiolo ed improvvisamente il cavallo si imbizzarrì, sbalzandolo a terra ove rimase tramortito per parecchio tempo. Era con lui il frate agostiniano Gerolamo Redini da Castel Goffredo, il quale immediatamente gli prestò soccorso e resosi conto della gravità del fatto, si prosternò davanti alla Immagine della Madonna collocata entro una nicchia in un tabernacolo al lato della strada, e fece voto che avrebbe passato in quel luogo la sua esistenza da eremita, se il suo amato Principe ed amico, uscisse illeso, da quel frangente. Il Marchese stette tre ore privo di sensi: rinvenuto in sè, mediante le pronte cure apprestategli, si risvegliò come da un sogno, si trovò che non aveva soffero lesioni, e fu prontamente guarito. Si trovò allato l’amico fedele che non lo aveva abbandonato un momento, ed avendo sentito il voto fatto da Lui per la salvezza sua, soggiunse che riconosceva quel voto come dettato dalla più viva devozione, e che a faliltarne lo adempimento, avrebbe, Esso, provveduto alla erezione di un convento e di una chiesa sul luogo dell’avvenimento, trasportando nella chiesa medesima l’Immagine della Madonna Miracolosa, che, il voto aveva accolto ed esaudito. Eretto il Convento, e fabbricata la Chiesa, vi fece trasportare la Sacra Immagine con grande solennità ed intervento della Corte e di tutto il popolo di Gonzaga, e si celebrò una grande funzione in rendimento di grazie del gravissimo pericolo a cui era scampato il Marchese In detto Convento si ritirò il Redini a vivervi vita eremitica; vi accorsero altri Eremiti, onde il padre Redini implorò dal Sovrano Pontefice che l’ordine nuovo venisse approvato e ne fossero compilati li articoli della Regola sotto la quale dovevano vivere detti Eremiti sotto l’alta direzione del Padre Gerolamo Redini nominato Generale del Nuovo Ordine il quale ben tosto estese vaste diramazioni in Italia protetto ed arricchito dal Marchese Francesco Gonzaga.
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